Dopo incredibili ritardi di Andrea Tarallo (MOTOPOINT di Quartu) nella consegna della nuova moto, Giampaolo riesce finalmente ad entrare in possesso della nuova Africa Twin 1000 e progetta da subito un viaggio fuori dall’Isola.
Dopo prime idee scartate per diversi motivi, si stabilisce per un giro della Tunisia.
L’organizzazione viene curata dallo stesso Giampaolo che, peraltro, in passato è già stato in Tunisia, anche se non in moto, e ha idea di come organizzare il giro.
Al viaggio partecipiamo in dieci: oltre a Giampaolo (organizzatore) con la nuova Africa Twin 1000, Sergio Puddu con la BMW 1200, Roberto Carboni con BMW 1200, Danilo Ibba con la Suzuki Vstrom 650, io con la Suzuki Vstrom 650, Marcello Pisano con la Yamaha 660, Federico Aime con la BMW 1200, Rossano Marci con la Ducati Multistrada 1200, Piero Marci con la Suzuki Vstrom 650, Mariano Marci con la Yamaha TDM 800.
Partiamo in nave per Palermo il venerdì 29 marzo 2019 alle ore 19 e sbarchiamo alle ore 8,30 del giorno dopo.
Giusto il tempo di riallinearci per l’imbarco per Tunisi con la GNV.
La partenza è prevista per le 11; in fila per l’imbarco vediamo delle scene curiose con tunisini che rientrano in patria con vetture vecchie e cariche all’inverosimile anche con vecchi elettrodomestici abbondantemente da rottamare ma evidentemente di qualche interesse per loro.
In nave incontriamo altri motociclisti tra cui, curiosissima, una motociclista solitaria veneta diretta ad incontrare degli altri motociclisti per un tour nel deserto.
La motociclista, che simpatizza presto con Giampaolo, racconta di essere partita con una Yamaha TT 600 direttamente dal Veneto e di aver scoperto il fuoristrada da qualche anno mentre prima era dedita alle moto stradali; dice anche di conoscere la Sardegna in fuoristrada per aver fatto dei corsi di guida con Gianluca Colomo.
Arriviamo a Tunisi alle 23,30 di sabato 30 marzo e perdiamo un bel po’ di tempo alla dogana prima di andare in albergo e riposare in vista del giro che partirà l’indomani.
Il giro della Tunisia si svolgerà in senso antiorario.
Il timore di trovare un clima inclemente sfuma subito perché si viaggia bene senza calura e senza freddo.
La prima tappa, domenica 31 marzo, verso nord ci fa attraversare paesaggi simili a quelli nostrani mentre è d’impatto e per noi del tutto inconsueta la presenza di moltissimi nidi di cicogne.
La sosta pranzo si fa a Tabarka; spesa contenuta e pasto soddisfacente.
Poi proseguiamo girando verso sud fino a Sbeitla (città con importanti rovine romane di una città che ai suoi tempi doveva essere stata anche di una certa importanza).
Abbiamo fatto circa 430 Km.
Lunedì 1 aprile inizia con una visita alle ricche vestigia romane prima della ripartenza sempre verso sud.
Pioggia leggera che ci costringe a mettere gli antipioggia.
Prima della partenza Federico ed alcuni si fanno fregare da qualche tunisino che gli vende reperti archeologici più o meno veri.
Ripartiamo e man mano che scendiamo verso sud il paesaggio si trasforma da quello molto simile al nostro a quello più desertico.
I cartelli stradali che invitano a prestare attenzione all’attraversamento dei cammelli sono uno dei tanti elementi che ci introducono al deserto.
Lungo la strada passiamo per Tozeur che ha un accesso caratterizzato da una monumentale rosa del deserto al centro di un’aiuola.
Tutte le strade prima dell’accesso ai centri abitati hanno dei dossi per ridurre le velocità ma sono malamente segnalati e quindi provvede Giampaolo, come leader del gruppo, ad avvisarci accendendo il triangolo appena rileva i dossi che altrimenti sarebbero anche pericolosi se presi in velocità.
Da Tozeur puntiamo verso Douz attraversando il grande lago salato.
Durante il viaggio attraversiamo numerosi piccoli centri abitati, tutti caratterizzati da un grande degrado e una igiene che lascia molto a desiderare; dappertutto vediamo vendita di carne per strada con bestie appese alla mercè di polvere, sole insetti, teste di bestie diverse esposte in bella vista.
Ci fermiamo a mangiare un boccone in una bettola di rarissima sporcizia dove vado in un cesso che ricordo come di gran lunga il più lercio che abbia mai visto in vita mia.
Un paesaggio bellissimo, predesertico con il lago che pare un’immensa salina e che ha ancora un velo d’acqua che impedisce di attraversarlo come spesso accade da parte di turisti che si recano da queste parti in auto o in moto.
I resti di un autobus e un punto di sosta molto povero fanno parte del contesto generale che ha un qualcosa di affascinante.
Dopo lunga sosta per fotografie ripartiamo per giungere in serata a Douz che è la vera anticamera del deserto; infatti in serata, all’imbrunire, ci rechiamo alla periferia dove attacca una pista sabbiosa che si articola in una landa desertica.
Contatto ravvicinato con i cammelli, Marcello si issa in sella e arriva ad almeno 2,5 m da terra.
Quindi arriviamo all’hotel che ha una struttura maestosa ma non è frequentato ed ha un menù abbastanza modesto.
Martedì 2 aprile si parte verso il caffè del deserto.
La strada è quella già intravista nella serata di ieri; è un cantiere di una strada in costruzione.
Guidare in un terreno che man mano diventa sempre più sabbioso diventa complicato (per me molto anche perché monto gomme prettamente stradali).
Quando la strada diventa sostanzialmente solo sabbiosa iniziano le cadute.
Danilo, saggiamente, propone a me, Mariano e Piero di abbandonare quella pista e di raggiungere il caffè del deserto passando da una strada alternativa e più praticabile (variante più lunga ma molto più percorribile perché la sabbia è presente a tratti e prevalentemente soltanto nella parte finale).
Si tratta comunque di una strada tutta sterrata.
La facciamo anche a velocità sostenuta lungo un tracciato in cui è stato di recente steso il misto ed è costellato da cumuli di materiale che deve ancora essere messo in opera.
Ci precede una ISUZU DMAX, un fuoristrada di cantiere che solleva un polvere esagerata che non permette alcuna visibilità quando stai nei pressi.
Da ora osserveremo che le ISUZU DMAX (una sorta di fuoristrada autocarrato) saranno la vettura prevalente e la troveremo per tutta la parte restante del viaggio.
La sensazione è anche di paura perché viaggiare a oltre cento all’ora su uno sterrato di strada in costruzione dovendo superare un fuoristrada che fa un polverone non è una cosa che mette tranquillità.
Dopo almeno mezz’ora di questa strada, deviamo su un tavolato ampio, ondulato, piatto, sterrato, con qualche pietra e a tratti della sabbia.
Viaggiamo veloci e pian piano arriviamo su una pista sabbiosa che ci porta fino al caffè del deserto dove ci ricongiungiamo agli altri che nel frattempo, tra una caduta e l’altra, sono riusciti a completare la pista sabbiosa.
Raccontano di aver incontrato per strada un pastorello con un motorino e vestito di stracci che però era perfettamente a suo agio in quell’ambiente e che camminava come un treno.
Il caffè del deserto è un ultimo avamposto prima del deserto, una tappa classica per chi si reca da quelle parti.
E’ un santuario per i motociclisti; Giampaolo tira fuori una maglia
del motoclub Villasimius che ci fa firmare a tutti e lascia come
cimelio ad arricchire una collezione presente all’interno del Caffè
dove ci sono centinaia di maglie ricordo.
C’è molto caldo che induce più di uno a mettersi a petto nudo.
Dopo una allegra sosta, si riparte facendo a ritroso la strada fatta dal gruppo guidato da Danilo per arrivare al Caffè del deserto.
E lì si scatena una autentica folle corsa.
Superato il tratto sabbioso, quando si arriva nel tabulato, quasi tutti sono presi dall’ingarellamento.
Viaggio sui 120 Km/h, con qualche timore perché alla fin fine stiamo viaggiando su uno sterrato, per quanto regolare, e sono buon ultimo con Danilo che si porta tra i primi nonostante una moto di soli 650 cc.
Al termine del tabulato sento parlare di punte di 170 Km/h!
Ritornati sulla strada ci rechiamo a far benzina ed anche questa è un’avventura!
Intanto veniamo fermati dalla polizia turistica che ci chiede in dettaglio i nostri programmi e le nostre destinazioni; tutto il viaggio in realtà è costellato dalla presenza della polizia turistica (forse anche a causa dell’importanza del turismo per la loro economia e della necessità di prendere misure dopo l’attentato al museo del Bardo di qualche anno fa) e nelle strade del sud ci imbattiamo anche in veri e propri blocchi stradali con tanto di cavalli di frisia a creare dei varchi obbligati, autoblindo e soldati armati di tutto punto.
Ci rechiamo in direzione di Ksar Ghilane e facciamo benzina in un villaggio (è anche eccessivo parlare di villaggio!) comprandola da un beduino che custodisce delle taniche in una baracca e che ci riempie i serbatoi versandola in un imbuto dotato di uno straccio a mò di filtro per proteggere i serbatoi dalla sabbia.
Dal punto di rifornimento raggiungiamo l’oasi di Ksar Ghilane dove dei turisti francesi si fanno il bagno nel laghetto di acqua termale.
Si tratta di un punto di ritrovo noto e lì incontriamo altri motociclisti, fra cui la motociclista incontrata in nave, una collezione di quad di proprietà di qualche noleggiatore, qualche fuoristrada con delle moto nel cassone.
Facciamo sosta e pranziamo per poi ripartire per la prossima tappa.
Di pomeriggio Danilo indica qualche traccia che non si sa da dove tiri fuori e ci fa percorrere una pista sterrata con alternanza di terreno duro e di tratti sabbiosi; molto divertente.
La strada è anche lunga e dopo almeno mezz’ora sbuchiamo in una strada principale con un fondo in brecciolino.
Nella strada sterrata alcune volte vado a pacco con il mono mentre Piero perde dei pezzi del suo Vstrom (paramano).
Guidiamo per un bel po' nel brecciolino e nel pomeriggio giungiamo a Chenini, un posto particolare dove visitiamo un antico sito abitato berbero, scavato nelle rocce.
Singolare la visita, in parte accompagnata dal canto del mouazzin.
Dopo le foto di rito proseguiamo per Tataouine, non distante dal confine con la Libia e in serata a Gabes.
Mercoledì 3 aprile, partiamo da Gabes verso Nord.
Il paesaggio man mano cambia dal desertico al tipico mediterraneo.
Prima tappa a Sfax dove troviamo delle particolari sculture o monumenti sul lungomare e osserviamo le acque infestate dalle alghe.
Da lì andiamo a El Jem, dove visitiamo l’antico Colosseo (mi dicono che lo hanno utilizzato per girare delle scene del film IL GLADIATORE), pranziamo e ci rilassiamo; è una giornata molto calda, quasi estiva.
Di pomeriggio ci trasferiamo a Kairouan.
Il tempo cambia repentinamente e sopraggiunge un temporale intensissimo; a nulla serve sostare in attesa che passi perché durerà fino a sera.
Decidiamo di mettere gli antipioggia e di proseguire fino a destinazione.
Il gruppo non rimane compatto e ad un certo punto perdiamo Piero e qualcun altro.
C’è un problema: la sua Suzuki Vstrom perde olio.
Si profila una ipotesi carro attrezzi e prosecuzione con qualcuno che porti un passeggero.
Giungiamo in un centro abitato dove in maniera rocambolesca si riesce a trovare un’officina gestita da un italiano, trapiantato lì.
Controlla la moto e verifica che il problema sta nell’allentamento del dado di serraggio del pignone (la Suzuki ha un fermo del dado che non è stato rimesso a posto dopo la manutenzione che Piero ha fatto fare prima del viaggio e probabilmente le strade bianche del giorno precedente lo hanno allentato), per cui risolve il problema e ripristina il livello dell’olio.
Risolto il problema, in serata arriviamo a Kairouan e ci fiondiamo in albergo per asciugarci e mettere ad asciugare l’abbigliamento.
Per fortuna tutti quanti abbiamo ricambi, doppi guanti, ecc.
In serata cessa la pioggia e facciamo un giro per Kairouan, tipica città musulmana.
Giovedì 4 aprile visitiamo la grande moschea di Kairouan che venne costruita depredando vari siti romani della zona e quindi ha un chiostro caratterizzato da colonne tutte diverse in quanto provenienti da differenti siti.
A fine mattina da Kairouan ci trasferiamo ad Hammamet dove giriamo per la medina e poi proseguiamo lungo strade costellate lateralmente da oliveti molto estesi, molto curati e ordinatissimi; paesaggio molto simile al nostro.
Ad Hammamet è molto presente la polizia turistica che abbiamo incontrato ripetutamente durante il viaggio.
La sera giungiamo al porto di Tunisi dove troviamo numerosi altri motociclisti italiani in attesa dell’imbarco.
La gran parte ha BMW GS 1200 ma c’è anche un Suzuki Vstrom 1000 Kittato da fuoristrada, molto bello.
Ci raccontano di aver fatto la strada di Rommel; la cosa è anche intrigante e chissà che in futuro non la si possa prendere in considerazione.
Acquistiamo qualche stecca di sigarette in attesa dell’imbarco, a prezzo irrisorio.
Venerdì 5 aprile sbarchiamo alle 8,30 a Palermo e ci dirigiamo verso Agrigento, passando da Erice dove ci fermiamo in visita e curiosamente troviamo un barista cagliaritano, trapiantato lì causa nozze.
Dopo di che proseguiamo verso sud fino a Mazara del Vallo dove visitiamo il celebre porto e ci fermiamo a gustare qualche dolcetto.
In serata arriviamo al previsto hotel, nell’hinterland di Agrigento dopo aver fatto qualche variante anche in sterrato su guida del solito Danilo che durante il viaggio ha dato ennesima prova di capacità di guida, scovando tracce in qualunque situazione.
Sabato 6 aprile visitiamo la valle dei templi di Agrigento (clima estivo!), sempre molto affascinante per la ricchezza delle rovine, e la scala dei turchi, celebre scogliera nei pressi di Porto Empedocle poi ripartiamo in direzione di Palermo fermandoci a metà strada a mangiare in una trattoria dove eravamo già stati con Alessio e Federico in occasione del
precedente viaggio in Sicilia.
Durante il trasferimento verso Palermo, per qualche decina di Kilometri, scambio la moto con Federico apprezzando il GS e avendo dei commenti sorpresi e positivi da parte di Federico sul VSTROM 650.
A Palermo, in attesa dell’imbarco, ci rechiamo fino al santuario di Santa Rosalia, da cui si domina il golfo.
Alle ore 19 ci imbarchiamo per Cagliari.
Domenica 7 aprile arriviamo a Cagliari e ci salutiamo dandoci appuntamento per una prossima avventura.
Compagnia ben affiatata e simpatica.
Bel viaggio, fuori dagli schemi consueti e con proposte curiose soprattutto paesaggisticamente.
Riepilogando, le tappe del viaggio sono state le seguenti:
Tunisi – Ghezala – Tabarka – Jendouba - Sbeitla per km 428,2
Sbeitla – Gafsa – Tozeur – Lago salato - Douz per km 368
Douz – Caffè del deserto – Ksar Ghilane – Matmata - Gabes per km 422
Gabes – Skhira – Sfax – El Jem - Kairouan per km 300
Kairouan – Hammamet – Nabeul - Tunisi per km 184
Palermo – Erice – Mazara del Vallo - Agrigento per km 334
Agrigento – Scala dei Turchi - Palermo per Km 190.
In totale sono stati percorsi oltre 2200 Km
Questo report contiene una piccola selezione di fotografie.
Tutte le foto sono visibili al link seguente:
Invece ai seguenti link sono visibili tutti i relive che evidenziano in 3d i percorsi fatti giorno per giorno
L’elenco degli alloggi in cui siamo stati:
Hotel Carlton a Tunisi
Hotel Sufetula a Sbeitla
Hotel El Mouradi a Douz
Hotel Dar el Ferdaous a Gabes
Hotel Continental a Kairouan
Hotel Kore a Agrigento